Il brano è stato commissionato per l’inaugurazione del organo Giani-Lingiardi (2003) della basilica di Sant’Antonino in Piacenza.
Enrico Viccardi l’ha eseguito in occasione del concerto di inaugurazione e inciso nel CD dedicato allo strumento per l’etichetta Bottega Discantica di Milano. Tale registrazione è stata successivamente inclusa nel CD monografico Ludus di Massimo Berzolla.
Il titolo costituisce un richiamo alla produzione organistica ottocentesca italiana, fortemente influenzata dal repertorio operistico dell’epoca e in particolare dalla scrittura orchestrale, rossiniana e degli autori successivi, impiegata per l’ouverture dei melodrammi.
Dal punto di vista la composizione è costruita su alcuni frammenti tematico, elaborati con libertà formale, che presenta una certa affinità con la letteratura organistica francese di autori come Widor o Vièrne, e prevede l’utilizzo dei cosiddetti “registri da concerto”. La stessa tessitura delle parti tiene in considerazione la presenza di tali registri “spezzati”, suddivisi cioè tra Bassi e Soprani, tipici dell’organo ottocentesco italiano.
Se il profilo ritmico e figurativo degli incisi tematici e la tecnica dello sviluppo derivano dalla tradizione, il linguaggio armonico utilizzato s’allontana invece da quello tonale ottocentesco: l’intero brano si basa su un’unica “scala difettiva a trasposizione limitata” (fatta eccezione per il corale che ne utilizza una diversa), secondo una prassi che trova in Messiaen il più autorevole iniziatore.
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